Chi salverà la Valmarecchia?

Chi salverà la Valmarecchia?

 

Le parole del consigliere Patrick Wild

 

Per chi non se ne fosse accorto (sarebbe piuttosto strano il contrario), soprattutto nelle ultime settimane in Alta Valmarecchia si sta allargando sempre di più il dibattito, di per sé positivo ma forse tardivo, su diverse vicende e interventi che per oggetto e modalità, sia in corso di realizzazione che una volta ultimati, avranno un impatto estremamente invasivo su tutto il territorio della vallata.

Mi riferisco in particolare ai progetti di ampliamento dei nuovi capannoni a Maiolo, località Cavallara, per l’allevamento intensivo per conto del colosso Fileni e a quello di Parco eolico denominato “Badia del Vento”, che interesserà il crinale tra Monte Loggio e Faggiola, a poca distanza da Casteldelci, Rofelle e Gattara.

Senza voler entrare nel merito di ciascun progetto, a preoccupare sono le modalità, analoghe e purtroppo sempre più frequenti, con cui l’iter di queste opere viene portato avanti, lasciando molto spesso i cittadini, riuniti in comitati spontanei, ad accorgersi di quanto sta accadendo nei territori, quasi sempre “a giochi fatti”. Intendo dire che gli iter autorizzativi pur astrattamente e formalmente legittimi, partono nel Comune interessato dall’intervento o addirittura presso altro Ente sovraordinato (come le Regioni), senza un reale coinvolgimento della popolazione e senza tenere conto degli altri enti e delle realtà del territorio. Così è del resto accaduto in precedenza anche per la vicenda dell’Oasi di Torriana e Montebello, se ricordate. I lavori del metanodotto SNAM lungo tutta la valle, pure con un percorso differente, rispondono al medesimo ragionamento. Per non parlare dei progetti relativi alla viabilità, di cui si sta discutendo in questi mesi più sui giornali che nelle adeguate sedi istituzionali.

Se il paesaggio, gli ecosistemi, la biodiversità e l’ambiente sono beni collettivi – cioè di tutti – da salvaguardare, così come recita oggi la nostra Costituzione all’articolo 9, allora questi principi non possono essere declamati solo sulla carta, ma devono necessariamente trovare rispondenza anche nella realtà, negli atti amministrativi e nelle politiche per il territorio.

Comprendo bene chi in buona fede lavora e si adopera per creare occupazione soprattutto nelle cosiddette “aree interne” e magari ha attenzione per il tema delle energie rinnovabili, ma non può nemmeno “valere tutto” a scapito del resto, perché occorre coerenza nelle scelte: come si possono promuovere, anche a livello regionale, percorsi sostenibili e turismo lento se al tempo stesso si obbligano i possibili fruitori ad attraversare cantieri, cemento e inquinamento? Appare facile l’accusa di una difesa “NIMBY” (not in my backyard, non nel mio cortile) del territorio, ma proprio perché stiamo parlando di un territorio più ampio del semplice confine comunale, sarebbe opportuno che le scelte fossero maggiormente condivise con le comunità che lo abitano, sulle quali ricadono poi gli effetti, e non solo a posteriori. Guardate il caso del Parco eolico: il percorso autorizzativo è di competenza della Regione Toscana (il Comune è quello di Badia Tedalda), ma l’impatto del progetto ricade quasi esclusivamente sulla parte di Valmarecchia romagnola e riminese.

La questione – ripeto – prima ancora che sul merito dev’essere sul metodo, in un preoccupante quadro di assenza di reale partecipazione. Diversamente, ogni territorio continuerà a portare avanti le proprie politiche, noncurante di ciò che accade fuori dai propri cancelli e confini, con sindaci che un giorno difendono progetti invasivi per il resto della vallata e il giorno dopo sbattono i pugni sul tavolo per protestare contro quelli del Comune a fianco che andrebbero a loro discapito. Oltre a perdere di credibilità, così non si arriva da nessuna parte.

Chi può o vuole salvare la Valmarecchia, a questo punto?

 

Consigliere Patrick Wild
Gruppo consiliare “Uniti per la Valmarecchia”
Lista civica PenSa-Una Mano per Santarcangelo