Allevamento Fileni a Maiolo, la storia finora

Allevamento Fileni a Maiolo, la storia finora

 

Ieri sera (lunedì 11 marzo) diversi tra noi hanno presenziato alla partecipata serata in programma al Supercinema di Santarcangelo per la “prima” in Valmarecchia del documentario “Food for profit” della giornalista riminese Giulia Innocenzi.

La pellicola – nelle forme dell’inchiesta – si pone il condivisibile obiettivo di far luce sulla drammatica realtà all’interno degli allevamenti intensivi in Europa e di indagare sugli opachi rapporti tra le lobby della carne e le istituzioni europee, per riuscire a procurare numerosi finanziamenti pubblici a queste attività.

Attività dove – manco a specificarlo, ma ne sarete ancora più consapevoli una volta visto il docufilm – vengono compiuti atti di crudeltà gratuita sugli animali e viene violata ogni basilare norma igienico-sanitaria. Un’inchiesta che affronta dunque temi etici e ambientali, ma anche politici.

La proiezione è stata anche l’occasione per dare un taglio locale all’argomento grazie alla presenza di alcuni rappresentanti del Comitato per la Valmarecchia, costituito un anno fa per denunciare quanto stava (e sta) accadendo a due passi dalla Rocca di Maiolo per la realizzazione di un maxi-allevamento avicolo di proprietà della ditta Fileni.

Lo stabilimento, che sorgerà in località Cavallara (Comune di Maiolo) sulle “ceneri” di una precedente attività cessata nel 2009, si trova infatti poco a valle dei resti della Rocca, ma anche a due passi dal borgo di San Leo e, cosa più importante, adiacente al fiume Marecchia.

I numeri dell’operazione sono ormai noti, ma è utile ricordarli: parliamo di 16 capannoni (in luogo dei precedenti 11, con conseguente ulteriore consumo di suolo) lunghi fino a 120 metri, che ricordano molto i “grattacieli orizzontali” denunciati da Tonino Guerra; dai dati presentati dalla stessa ditta, in un anno si stima l’arrivo di 800.000 polli, con una produzione di circa 2.022 tonnellate di carne avicola.

Quanto ai danni per l’atmosfera, si calcola che verranno rilasciati in atmosfera fino a 15.000 kg di ammoniaca all’anno e tra i 2.816 e i 3.481 kg di metano.

Incomparabili i danni per il territorio – a fronte tra l’altro di una previsione di soli 3 nuovi posti di lavoro – di tutta la Valmarecchia, conosciuta e apprezzata per i suoi borghi e paesaggi, che dovrà fare i conti con un intervento in totale contraddizione con la sua aspirazione naturale in termini di degrado ambientale, consumo del suolo, inquinamento dell’aria e aumento del traffico.

Un’opera che chiaramente andrebbe stigmatizzata ovunque venisse realizzata perché insostenibile e dannosa, ma che se portata nella valle del Marecchia assume ancora di più le dimensioni di una ferita per tutta la comunità.

Purtroppo dal principio la mobilitazione spontanea dei cittadini è stata limitata da un gigantesco silenzio che ha caratterizzato l’intera fase del rilascio dell’autorizzazione fino alla sua conclusione.

Tradotto in altre parole: nessuno, a parte i diretti interessati – e in particolare gli amministratori pubblici – e chi ha avuto un ruolo in questa vicenda si è preoccupato di darne notizia alla cittadinanza, che è venuta a conoscenza dell’allevamento solo a cose fatte, verso la fine del 2022.

Come lista civica, al pari di precedenti battaglie per il territorio (come quella per la tutela dell’Oasi di Montebello), abbiamo sposato sin da subito la causa di chi si è mobilitato per denunciare questo scempio, sostenendo le rivendicazioni e partecipando ai vari momenti pubblici organizzati nel corso di tutto il 2023.

Ma anche come amministratori presenti nelle istituzioni, abbiamo fatto tutto ciò che rientrava nelle nostre prerogative per assicurarci che, pur contrari idealmente a questo tipo di allevamento e nell’impossibilità di un’azione legale che potesse sospendere il cantiere, l’intera comunità della Valmarecchia potesse avere la sicurezza che i lavori in corso alla Cavallara fossero svolti nel rispetto della legge.

Per questo, prendendo spunto da una proposta avanzata già dagli stessi sindaci nel marzo 2023, con un lavoro di stesura piuttosto complesso, assieme ad altri consiglieri dell’Unione dei Comuni della Valmarecchia il 27 aprile 2023 abbiamo presentato un ordine del giorno nel Consiglio dell’ente, dove siede anche il nostro consigliere comunale Patrick Wild.

Con questo atto, poi votato e approvato anche grazie ai voti del resto del Consiglio, abbiamo sostenuto la proposta di istituire una Commissione tecnica, affinché in caso venissero accertate inadempienze e violazioni sotto i vari profili (amministrativi, penali, ambientali, ecc) questa potesse chiedere a ogni ente competente la revoca delle autorizzazioni e la sospensione delle attività.

Sempre con quest’atto abbiamo chiesto e ottenuto l’impegno dell’Unione dei Comuni della Valmarecchia di farsi parte attiva nel partecipare a ogni tavolo inerente l’allevamento in questione e a relazionare puntualmente al Consiglio (cioè a noi), ma anche di richiedere che alla Commissione potessero partecipare come componenti effettivi figure indipendenti e terze rispetto alla società Fileni, oltre a consiglieri facenti parte dell’Unione.

In buona sostanza, con questo lavoro affatto semplice, pur consapevoli delle prerogative e dei grossi limiti di competenza dell’Unione dei Comuni (pur se nella vulgata popolare è passato un altro messaggio, l’Unione non ha deciso nulla: il provvedimento autorizzativo è infatti in capo alla Regione Emilia-Romagna, mentre la variante urbanistica è stata adottata dal Comune di Maiolo) abbiamo cercato di ottenere il massimo impegno consentito dalla normativa, “dotando” la Commissione proposta dai sindaci di poteri realmente effettivi e incisivi, non solo come mero organo consultivo.

Va da sé che nessuno ci ha chiesto espressamente di attivarci, lo abbiamo fatto perché abbiamo da sempre in testa un modello di sviluppo della Valmarecchia molto distante da quello rappresentato dall’allevamento avicolo e lo ribadiamo in ogni sede.

Ragione per cui, non interrensandoci né accontentandoci di mettere “bandierine”, in questi mesi e in particolare dopo l’alluvione del maggio 2023 abbiamo continuato a sollecitare l’Unione dei Comuni per avere al più presto possibile un riscontro sugli impegni presi.

Purtroppo, nonostante continue mail, interventi e addirittura tre interpellanze presentate dal consigliere Wild (pubblicate tutte qui) per sapere a che punto fosse la famigerata Commissione, ancora oggi – pur con i lavori del cantiere in corso – di questo organo non v’è ancora traccia, anche se attraverso la stampa apprendiamo che “arriverà presto”.

Noi, naturalmente, anche se privi di potere decisionale, non abbiamo alcuna intenzione di mollare di un centimetro né di accettare passivamente che un territorio possa essere sventrato in questo modo, senza nemmeno un coinvolgimento della comunità che vive quel territorio e dei suoi rappresentanti.

Pensiamo sia molto difficile conciliare campagne per la promozione del turismo slow e sostenibile con interventi invasivi di tale portata e faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per tenere alta l’attenzione e salvaguardare la Valmarecchia da progetti come questo, oggi come in futuro.