Sicurezza

Intendiamo garantire una miglior organizzazione e presenza della Polizia locale sul territorio in particolare a presidio delle aree critiche, favorire coesione e solidarietà sociale della nostra comunità, contrastare la criminalità organizzata presente purtroppo anche nelle nostre zone.

 

12.1 Sicurezza e polizia locale

 

Quando affrontiamo il tema della sicurezza, è importante evidenziare le diverse sfaccettature racchiuse nel concetto generale. Traslando il tema in un quadro amministrativo comunale, emergono diversi elementi dai quali partire per un ragionamento compiuto.

 

Il tema della sicurezza sociale, al quale riteniamo debba essere data massima attenzione, si configura come il principale strumento di prevenzione. Partiamo infatti dall’assunto che in una società ideale – dove non esistono fenomeni di diseguaglianza, solitudine e degrado – i fenomeni criminosi troverebbero una diffusione prossima allo zero.

 

Tuttavia la società ideale non esiste: perciò riteniamo che la prima politica di sicurezza che l’istituzione comunale deve sviluppare sia un sistema di welfare e promozione della coesione sociale in gradi di tendere sempre più verso quel modello di società.

 

In questo quadro, dove i fenomeni di criminalità più o meno elevati risultano fisiologici in ogni contesto cittadino, occorre prevedere adeguate misure di contrasto. Riteniamo che le seguenti azioni debbano essere gli obiettivi su cui dovrà puntare la prossima amministrazione:

 

a) Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica: ribadire il ruolo fondamentale del sindaco all’interno dell’organo competente all’esame del contesto cittadino e rafforzare ulteriormente il rapporto di fiducia e collaborazione con i membri del tavolo (Prefettura, Questura, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza), al fine di attuare interventi concreti ed efficaci sia in termini di prevenzione che di repressione dei fenomeni criminosi. È in questo ambito che si potranno valutare le misure più idonee per il territorio comunale: da un rafforzamento della stazione dei Carabinieri di Santarcangelo a un maggior numero di pattuglie per il presidio del territorio – specie in orario notturno per la prevenzione dei furti – fino a una formazione più specifica delle forze dell’ordine in merito territorio del Comune in cui operano.

 

b) Polizia locale: è necessario garantire un’organizzazione che consenta al Corpo, da un lato, di svolgere compiutamente il ruolo di principale strumento di controllo del territorio per l’amministrazione comunale e, dall’altro, di far fronte ai tanti compiti di compentenza dei vigili all’interno della città. Va rigettata con decisione l’idea che la Polizia locale sia l’organo deputato al garantire l’ordine pubblico in autonomia: per questo, è fondamentale proseguire il rapporto costante di coordinamento e collaborazione con tutte le forze dell’ordine, in particolare con la stazione dei Carabinieri di Santarcangelo. Il corpo di Polizia locale dell’Unione di Comuni Valmarecchia, attualmente, è sottodimensionato in modo lampante, con soli 26 agenti per il sub-ambito della bassa valle (Santarcangelo, Verucchio e Poggio Torriana). La dotazione attuale non consente una presenza costante su tre turni durante tutto l’anno, alla quale si dovrebbe arrivare in maniera sistematica. Considerando il riferimento normativo regionale di un agente ogni mille abitanti, dovremmo arrivare a circa 36 agenti per il territorio dei tre Comuni: la prossima amministrazione dovrà colmare questo differenziale attraverso una scelta ben precisa in materia di politiche del personale, non escludendo la possibilità di lavorare anche attraverso convenzioni con la Polizia locale di altri Comuni. L’organico del Corpo deve prevedere maggiori unità sia per il ruolo di agenti che per quello di ispettori, per garantire la citata presenza sui tre turni che altrimenti sarebbe inattuabile dal punto di vista normativo.

 

c) Vigile di quartire: figura da introdurre effettivamente per ribadire e rafforzare uno stretto legame tra Polizia locale e cittadinanza.

 

d) Cura del territorio: rafforzare l’illuminazione pubblica nelle zone “critiche”, prevenendo e contrastando ogni forma di abbandono e conseguente degrado di edifici o aree della città.

 

12.2 Legalità, trasparenza e contrasto alle mafie

 

Nell’immaginario collettivo il termine legalità è spesso accostato a quello di burocrazia, dimenticando invece che questo concetto è più propriamente sinonimo di democrazia. Parlare di cultura della legalità significa parlare di tutela dei diritti, di contrasto alle mafie e alla corruzione, lotta alla disoccupazione, sviluppo equo e sano del territorio e della società.

 

Ai diritti di tutti si contrappongono i privilegi di pochi, garantiti dalle devastanti pratiche corruttive che trovano spazio in ogni settore e a ogni livello della pubblica amministrazione. Se la corruzione cancella i diritti, è compito dello Stato e dunque degli enti locali rimuovere questi ostacoli e farsi promotori di una vera cultura della legalità.

 

Una cultura che affonda le radici nella pratica quotidiana della trasparenza, specie nella gestione di società partecipate, fondazioni e altri enti dove il Comune sia detentore della partecipazione totale o maggioritaria. In questi contesti, è necessario adottare procedure assunzionali aperte e trasparenti, utilizzando strumenti adeguati di informazione al fine di darne piena pubblicità.

 

Altro fattore di rischio per la legalità, le grandi organizzazioni criminali rappresentano un potente condizionamento della democrazia, poiché producono distorsioni nel mercato e nell’economia, danneggiando le imprese sane e rendendo più fragile lo sviluppo e i diritti dei lavoratori.

 

La presenza e il radicamento delle mafie in Emilia-Romagna è un fatto, dimostrato anche a livello giudiziario, con il quale occorre necessariamente confrontarsi. Non ci si può ritenere immuni da determinati fenomeni criminali semplicemente perché si considera Santarcangelo un’isola felice, mentre presenze riconducibili alle mafie ci sono state e ci sono tutt’ora anche sul nostro territorio.

 

Nonostante questo, resta piuttosto diffusa la convinzione per cui il contrasto della criminalità organizzata e della corruzione debba essere compito esclusivo di magistratura e forze dell’ordine. In realtà, nel rispetto delle reciproche sfere di competenza, il ruolo delle amministrazioni locali risulta altrettanto fondamentale nella repressione di questi fenomeni criminali.

 

Per far sì che le riforme degli ultimi anni in materia di trasparenza e anticorruzione non si limitino a vuoti adempimenti burocratici, è necessaria una seria e costante formazione dei dipendenti pubblici per identificare i processi maggiormente vulnerabili alla corruzione e alle mafie.

 

Un dipendente pubblico formato e informato, in grado di riconoscere eventuali conflitti di interesse e situazioni “a rischio”, saprà disinnescare con più facilità potenziali illeciti e informare tempestivamente le autorità competenti.

 

L’attività di informazione e approfondimento è dunque prioritaria per l’amministratore locale, sia perché fornisce gli strumenti idonei per cogliere “segnali” della presenza di fenomeni criminali sul proprio territorio, sia in quanto permette di elaborare strategie di prevenzione e contrasto incisive prima ancora dell’intervento della magistratura (basti pensare alle gare d’appalto).

 

È altrettanto fondamentale che l’amministrazione coltivi il lavoro di rete e coordinamento con l’associazionismo del territorio, gli altri enti e le autorità competenti, con l’obiettivo primario di condividere strategie e promuovere scambi di conoscenze, esperienze e buone prassi.

 

Un esempio di come il lavoro di rete sia fondamentale in quest’ottica è quello relativo al riutilizzo dei beni confiscati, che richiede il pieno coinvolgimento degli enti locali. Dal momento che anche a Santarcangelo sono tutt’ora presenti beni confiscati, seppur non ancora in via definitiva, è importante pianificare per tempo strategie per il riutilizzo di questi immobili.

 

L’importanza di tale politica di ampio respiro è evidente, sia sul piano dello sviluppo di un’economia sana e legale sia per il messaggio che trasmette: qui l’illegalità non trova spazio! Per realizzare questo obiettivo si dovrebbero rafforzare i contatti con la Prefettura, l’autorità giudiziaria e l’osservatorio provinciale sulla criminalità organizzata per l’adozione di specifici protocolli.

 

Nella consapevolezza che l’impegno istituzionale “diretto” non è di per sé sufficiente a escludere per sempre il rischio di permeabilità da parte della criminalità organizzata sul proprio territorio, l’amministrazione deve creare e favorire sempre più spesso iniziative di sensibilizzazione sul fenomeno mafioso e per la promozione della legalità, in particolare coinvolgendo giovani e scuole.

 

Il fermo rifiuto di una comunità a tentativi di penetrazione criminali passa soprattutto dall’impegno sul piano culturale e, dunque, attraverso percorsi di educazione civica: numerosi eventi che si svolgono in Emilia-Romagna potrebbero essere da esempio per Santarcangelo.

 

Da “Noi contro le mafie” (Reggio Emilia) a “Politicamente scorretto” (Casalecchio di Reno), passando per “Anticorpi” (Rimini), iniziative del genere contribuiscono alla creazione di punti di riferimento etici e valoriali soprattutto nei cittadini di domani. Come spiegava Antonino Caponnetto, del resto, «La mafia teme più la scuola della giustizia».

Nell’allegato 1 “Insieme verso un futuro sostenibile” è disponibile un approfondimento sulle nostre proposte per la mobilità, l’ambiente, la pianificazione urbanistica e la cura del territorio.

 

L’allegato 2 “Integrazione strategica tra cultura e socialità” presenta invece maggiori dettagli in materia di scuola, giovani, cultura, sport, socialità, partecipazione e accessibilità.